La fantasia è la capacità di pensare, di raffigurare, con la mente, ciò che prima non c’era. Vive nel territorio del pensiero, visivo, visionario e originale, sconfinato, libero, slegato dalla necessità. Alla domanda «Che pensi?» spesso rispondo «Sto fantasticando», perché è dalla fantasia che nascono le idee, che si costruiscono i progetti.
L’immaginazione vede. Realizza la fantasia, non sul piano pratico o concreto, perché il passaggio dalla fantasia alla realtà è mediato dalla creatività, ma su quello ancora ideale. Gli inglesi appellano la fantasia imagery: è il processo attraverso il quale la mente produce immagini. È un processo interno, non ha bisogno di suggestioni o stimoli esterni, non si riferisce a oggetti della realtà e a come vengono percepiti. La fantasia è il regno del desiderio, del sogno, dell’intuizione, delle possibilità.
L’immaginazione è anch’essa una forma di pensiero. Non è un pensiero di tipo discorsivo, dianoetico, che usa un procedimento razionale che avanza derivando le conclusioni dalle premesse, e basato sulla logica. Rielabora l’esperienza da un punto di vista astratto. Prepara una soluzione.
A lungo si credette che la Terra fosse al centro dell’Universo. Copernico propose il primo modello eliocentrico, ma ipotizzò le orbite dei pianeti circolari. Fu l’astronomo tedesco Giovanni Keplero a intuire, grazie alla sua immaginazione, come le orbite descritte dai pianeti intorno al sole non fossero circolari ma ellittiche. Lo annotò nel suo diario: «A un certo punto ho visto in questa ellisse una soluzione ai miei problemi». Usa il verbo vedere: vide grazie alla sua immaginazione.
Questo accade spesso anche nel business – e, in realtà, è la chiave della sua riuscita: saper vedere, saper immaginare è molto più importante di tante (o troppe) analisi, soprattutto di quelle inutili, condotte per scrupolo o timore.
L’immaginazione consente di dare risposte alle domande. Nuovi prodotti, nuovi servizi, l’approdo su nuovi mercati sono frutto dell’aver saputo vedere e, cioè, immaginare.