Il tempo non è solo lineare, anche se noi lo rappresentiamo spesso su una linea retta, basandoci sui concetti di passato, presente, futuro, ovvero di direzione temporale. La punta che mettiamo all’estremità della linea per indicarne il verso si trova infatti a destra, perché è una freccia rivolta al futuro. La storia procede dal passato e va verso l’avvenire.
La fioritura degli alberi, il riverdeggiare dell’erba a primavera e il suo imbrunire in autunno, le fasi della Luna, il flusso delle maree e, ogni giorno, il sorgere e il tramontare del sole, ci indicano e ci ricordano invece che la natura del tempo è circolare, ciclica. Ogni stagione nel suo spuntare e maturare porta con sé variazioni e modulazioni di luce, di colore (hai mai fatto caso a quanto è differente il cielo di una stagione rispetto a un’altra e da un giorno all’altro?), di atmosfere, di temperatura – e ce le ripropone ogni volta. E noi le riconosciamo. Se osserviamo con attenzione la natura e il paesaggio circostante ci rendiamo conto a pieno di questi cambiamenti quotidiani, di questo susseguirsi di digradazioni e rigradazioni.
Per gran parte della nostra storia, abbiamo avuto e la nostra esistenza si è basata su una concezione del tempo circolare. I filosofi della Grecia classica (i Presocratici, Parmenide…) avevano una visione del tempo circolare. Le prime civiltà costruivano i loro calendari sui cicli naturali. Presso ogni popolazione esistevano feste stagionali durante le quali si celebravano determinati dei e dee. Si ringraziavano per il raccolto e si chiedevano loro condizioni climatiche propizie. Ci sono rimasti dalle epoche lontane molti inni, preghiere, invocazioni alle divinità protettrici degli uomini.
La concezione del tempo circolare non si è oggi persa: molte filosofie e culture, in particolare orientali, la conservano.
In Occidente prevale e si privilegia invece la visione lineare del tempo. La concezione della linearità del tempo ama segnare l’inizio e la fine di un’attività, di un progetto, di una stagione, di una giornata. È una visione che permette perciò di stimare i progressi compiuti, le tappe raggiunte, di avere una chiara direzione di dove stiamo andando. Di collocare chiaramente i fatti nel tempo.
Il tempo scorre, per noi uomini, sia circolarmente che linearmente. Se non avessimo una concezione lineare, non saremmo spinti all’innovazione, non avremmo cambiamento, né fuori né dentro di noi, non evolveremmo.
Grazie a questa concezione possiamo guardare al passato e costruire un futuro migliore. La storia ci insegna, da essa impariamo. E, quand’è il nostro turno, la scriviamo e sappiamo come e cosa fare.
Il concetto di tempo circolare, invece, ci ricorda che tutto cambia, ma che molta parte di quel tutto ritorna. Ogni anno vediamo rifiorire la bellezza della natura, ritroviamo i luoghi amati, le persone conosciute, approfondiamo le amicizie.
È aperto all’infinito.
Ci regala il concetto di sintonia e di rigenerazione piena, incommensurabile: quante volte diciamo che il contatto con la natura ci rigenera? Ci rigenera perché tutto avviene con spontaneità e autenticità, con armonia.
Il concetto di tempo lineare contiene in sé in maniera implicita il concetto di confronto continuo e questo, se eccessivo, o alla lunga, è distruttivo.
La circolarità del tempo, invece, ci dà la forza di cominciare e ricominciare. Ci insegna l’importanza dell’attesa. Ci dice che ciò che ci attendiamo arriverà. Ci insegna a saper anticipare.
Quando hai un’attività, cui dedichi tutto te stesso, tutta te stessa, una visione del tempo circolare è molto più importante di una visione lineare. Sono entrambe necessarie, ma la prima fa davvero la differenza.